Mai come negli ultimi tempi s’è sentito parlare di sanificazioni condominiali. La crescente preoccupazione per l’emergenza sanitaria da nuovo coronavirus ha pesantemente influenzato le nostre vite, stravolgendone le abitudini.
Questo stravolgimento ha portato all’attenzione pratiche di disinfezione inusuali e pressoché sconosciute fino a qualche mese fa. Come la cosiddetta sanificazione, che molti comuni attuano ormai sistematicamente su strade e piazze e che è adottata anche in tante realtà condominiali.
Ma in cosa consiste la sanificazione? Ed è davvero utile a tutelarci dal contagio da coronavirus? Cerchiamo di scoprirlo insieme.
La diffusione del coronavirus negli ambienti
La principale preoccupazione legata al nuovo coronavirus è la facilità di diffusione. Il contagio da uomo a uomo avviene attraverso il contatto con le goccioline emesse dal respiro, da uno starnuto o dal colpo di tosse di un soggetto infetto.
Per questo le principali misure di prevenzione, rimarcate dal Ministero della Salute, sono il mantenimento di una distanza minima tra le persone, la raccomandazione a non toccarsi occhi, naso e bocca e lavarsi spesso e con cura le mani.
Non c’è evidenza scientifica sul fatto che il virus possa trasmettersi negli spazi aperti, motivo per cui la sanificazione di strade e piazze non è considerata necessaria, nonostante molte amministrazioni comunali abbiano deciso di farvi comunque ricorso.
Sanificazione: serve davvero?
E’ il contatto con soggetti infetti il principale veicolo di diffusione del virus. Contatto che può avvenire anche tramite superfici dove si sono depositate particelle liquide prodotte dal respiro di una persona contagiata.
Normale quindi che siano gli spazi chiusi e frequentati da tante persone quelli maggiormente esposti. Come, ad esempio, le parti comuni del condominio.
Pensiamo, ad esempio, a scale, ascensori, atrio e portone d’accesso: tutti ambienti che possono offrire facili occasioni di contagio. Il corrimano delle scale, il pomello del portone d’accesso e la pulsantiera del citofono sono alcuni esempi di oggetti che vengono toccati da più persone.
A fronte di questo sono dunque utili le sanificazioni condominiali? Sì, a patto che vengano eseguite con le dovute accortezze.
Come funziona la sanificazione?
Innanzitutto, in cosa consiste la sanificazione degli ambienti? In genere prevede la disinfezione delle superfici attraverso il trattamento con sostanze virucide, ovvero in grado di distruggere o inibire la carica infettiva dei virus.
Tra i più usati, in questo senso, vi sono cloriti e ipocloriti, che agiscono degradando per ossidazione lo sporco non rimovibile semplicemente strofinando.
Sanificazioni condominiali
Tornando alle sanificazioni condominiali, diventa dunque importante scegliere innanzitutto un’impresa qualificata, come da Legge n.82 del 25 gennaio 1994, allo stesso modo in cui abbiamo visto nell’articolo sulla pulizia delle parti comuni.
Vale poi la pena di accertarsi del tipo di prodotto utilizzato per igienizzare gli ambienti. Trattandosi di sostanze chimiche in spazi chiusi, possono provocare reazioni allergiche di varia entità. Aspetto, quest’ultimo, non certo trascurabile. Dallo scoppio della pandemia da coronavirus, infatti, i casi di intossicazione hanno registrato un incremento del 65%.
Altri fattori da tenere in considerazione sono la frequenza con cui attuare questo tipo di interventi. A seconda della realtà condominiale, di quanto sono frequentati gli spazi comuni, può essere utile sanificare una volta al mese piuttosto che settimanalmente. Una frequenza maggiore può essere, invece, rischiosa dal punto di vista di allergie e intossicazioni. Si tratta pur sempre di prodotti chimici, di cui è sempre bene non abusare.
A questo proposito diventa importante anche arieggiare bene gli ambienti dopo ogni intervento di sanificazione. Tutte accortezze che un’impresa seria e qualificata dovrebbe attuare già da sé.
La responsabilità dell’amministratore
La decisione di procedere con la sanificazione spetta al condominio stesso. La modalità corretta sarebbe quella di discuterne in sede di assemblea, valutando eventuali preventivi di aziende diverse e stabilendo, attraverso il voto, se e a chi affidare l’incarico.
In tempo di coronavirus, tuttavia, abbiamo visto come anche questo aspetto sia complicato. Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri datato 8 marzo 2020 vieta, infatti, gli assembramenti di persone, tra cui le assemblee condominiali.
A meno di non riuscire quindi ad organizzare un’assemblea in videoconferenza, la decisione di sanificare le parti comuni può essere presa dall’amministratore. La sentenza n. 24654 del 3/12/2010 della Corte di Cassazione gli riconosce, infatti, in circostanze di particolare urgenza, di prendere decisioni senza passare attraverso la discussione in assemblea. Quello in oggetto rientra a pieno titolo tra queste.
Sia alla luce della Circolare n.3190 del 3 febbraio 2020, con cui il Ministero della Salute invita gli amministratori ad adottare le azioni necessarie a limitare la diffusione del contagio da coronavirus in ambito condominiale, sia in osservanza del D.Lgs 81/08 in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro.
Spesso i condomini sono anche sede di uffici e luoghi di lavoro ed è quindi responsabilità dell’amministratore garantire la salubrità. Nel caso di decisione attuata dall’amministratore, sempre a lui spetta infine programmare le operazioni di sanificazione e fare in modo che i condomini ne siano avvisati per tempo.