In questo periodo, con le restrizioni legate al coronavirus che ci costringono a trascorrere tanto tempo dentro casa, vale la pena parlare di inquinamento domestico e purificatori d’aria. Se è vero che i livelli d’inquinamento nelle grandi città sono inevitabilmente scesi, la beffa è che non possiamo goderne i benefici.
Anzi, dobbiamo guardarci dall’aria che respiriamo negli ambienti chiusi, la cui qualità è spesso altrettanto insana. Andiamo a scoprire insieme quali sono gli aspetti da tenere in considerazione e i possibili punti di miglioramento.
L’opinione della Dott.ssa McCormack
Per parlare di inquinamento domestico e purificatori d’aria, prendiamo spunto da quanto recentemente dichiarato dalla dottoressa Meredith McCormack, specialista in malattie polmonari, esponente della American Lung Association (un’importante organizzazione di volontariato sanitaria americana) e insegnante alla Johns Hopkins University. McCormack, in questo periodo impegnata in prima linea nel curare i pazienti affetti da coronavirus, ha voluto sottolineare i risvolti negativi dello stare a casa sull’apparato respiratorio.
In particolare, ha parlato della qualità dell’aria degli ambienti domestici, aspetto troppo spesso trascurato, ma che nasconde diverse insidie, soprattutto per chi soffre già di problemi respiratori, come gli asmatici cronici.
I nemici della qualità dell’aria nelle nostre case
Il primo nemico della qualità dell’aria che respiriamo in casa è il fumo di sigaretta. Chi è o convive con un fumatore è esposto a una fonte d’inquinamento costante. L’unico rimedio, in questo caso, è l’accortezza, da parte di chi fuma, di farlo all’esterno della casa.
Attenzione ai fornelli e alle stufe a gas
C’è poi il fumo generato dalla frittura dei cibi, che è responsabile di rilasciare particolati fini, noti irritanti del sistema polmonare, al pari degli ossidi d’azoto emessi dalle stufe a gas. Azionare gli aspiratori d’aria sopra i fornelli mentre si cucina è utile, così come lo è aprire spesso le finestre per garantire un frequente ricambio d’aria.
Umidità e muffe
Un’altro fattore peggiorativo dell’aria negli appartamenti è l’umidità. Vivere in ambienti particolarmente umidi, dove non è garantito un buon isolamento termico, può comportare la formazione di muffe. Se la soluzione ideale è la coibentazione delle mura, con la realizzazione di un cappotto termico, altri accorgimenti utili possono essere l’installazione di pareti verdi, che abbiamo descritto parlando di raffrescamento passivo della casa, e gli aspiratori a soffitto, cui abbiamo invece accennato nell’articolo case intelligenti grazie alla domotica.
L’insidia che viene da topi e scarafaggi
Veniamo quindi all’insidia rappresentata da topi e scarafaggi, che, oltre a essere ospiti sgraditi, aggravano le sintomatologie di chi soffre d’asma. Topi e scarafaggi che non è raro si annidino tra le crepe e le fessure dei muri, soprattutto quelli comunicanti con l’esterno e in locali quali garage, cantine e taverne.
Gli accorgimenti per prevenirne l’intrusione sono sigillare le eventuali crepe e prestare attenzione alla conservazione dei cibi. Gli alimenti che stocchiamo sugli scaffali delle nostre cantine, infatti, possono attrarre presenze sgradite. Occorre quindi farlo con le dovute accortezze, evitando ad esempio di lasciarli troppo esposti.
Altri fattori d’inquinamento domestico
Responsabili dell’inquinamento domestico sono, inoltre, le vernici di mobili e pareti, le sostanze presenti nei detersivi per la pulizia della casa o nei profumatori d’ambiente. Tutti elementi che possono rilasciare nell’aria benzene e formaldeide, elementi potenzialmente cancerogeni.
Meno polvere è meglio
Ultimo fattore, anche se non certo in ordine d’importanza, la polvere. Gli acari che vi si annidano sono, infatti, noti allergeni. Arieggiare le stanze, soprattutto la camera da letto, i cuscini e le lenzuola su cui dormiamo ed evitare gli accumuli di polvere su pavimento e mobili sono pratiche che contribuiscono a migliorare l’aria che respiriamo negli ambienti domestici.
Quando aprire la finestra può essere anche peggio
Non sempre, tuttavia, la soluzione di aprire le finestre per garantire un valido ricambio d’aria è una buona idea. Soprattutto per chi risiede in aree ad alto tasso d’inquinamento esterno. La dottoressa McCormack ha, infatti, evidenziato come siano le persone che vivono in condizioni di povertà a essere maggiormente esposte alle patologie respiratorie.
Le famiglie meno abbienti abitano più spesso in contesti sociali trascurati, con servizi meno efficienti e condizioni igieniche non sempre ottimali. Un bacino quantificabile in circa 18 milioni di persone negli Stati Uniti d’America. Anche in Italia, tuttavia, ci sono contesti in cui l’atto di aprire la finestra può portare più danni che benefici.
Basti pensare a chi vive nelle zone più trafficate di città come Milano e Roma o in contesti dove sono presenti realtà industriali dall’alto impatto inquinante, come ad esempio l’ex Ilva a Taranto.
Purificatori d’aria: una possibile soluzione?
In questi casi, una soluzione può essere rappresentata dai purificatori d’aria. Si tratta di apparecchi dalle dimensioni contenute, simili a condizionatori d’aria portatili, dotati di particolari filtri per catturare le impurità dell’aria nell’ambiente in cui vengono lasciati agire. In commercio ne esistono di vari modelli, con prezzi che vanno da poco più di cento euro in su.
Ci sono pareri contrastanti circa la loro effettiva utilità, soprattutto sui cosiddetti composti organici volatili (quali, ad esempio, il fumo di sigaretta o la formaldeide), mentre sembra siano più efficaci su polveri, muffe e pollini. In ogni caso, come la stessa dott.ssa McCormack suggerisce, possono essere un valido investimento per chi soffre d’asma o di altre insufficienze respiratorie e vive in aree ad alto tasso d’inquinamento atmosferico.