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Escrementi animali in condominio

Percorrere il vialetto d’accesso e trovarsi a compiere uno slalom tra le deiezioni canine. Varcare la soglia del portone ed essere accolti da un pungente odore di urina animale, che si propaga anche per la rampa delle scale. Avvertire strani odori o tracce di pipì anche all’interno dell’ascensore. Sono solo alcuni degli esempi più comuni di situazioni che si verificano nelle realtà condominiali e che sono spesso fonte di litigi e contenziosi. Motivo per cui oggi ci occupiamo proprio di escrementi animali in condominio, cercando di capire quali sono diritti, obblighi e responsabilità dei proprietari di animali domestici.

Animali in condominio: un fenomeno in costante crescita

La presenza di animali domestici è un fenomeno in costante crescita, che ha registrato una forte impennata negli ultimi anni. Una recente indagine statistica ha rilevato che, in Italia, sono circa 60,5 milioni gli animali che vivono nelle unità condominiali, il 55,6% dei quali rappresentato dai cani, seguiti dai gatti (49,7%). Una diffusione tale da comportare inevitabilmente problemi, specie nelle realtà condominiali, dove ci sono parti comuni e spazi da condividere con altre persone, che possono non avere la stessa predisposizione d’animo verso i cosiddetti “animali d’affezione”. I problemi possono essere i più svariati, dai rumori molesti causati dal cane che abbaia, all’invadenza del gatto che s’intrufola nel balcone del vicino. Quello degli escrementi animali in condominio resta, tuttavia, il problema più sentito… in tutti i sensi! Si perdoni la facile ironia legata alle spiacevoli emissioni odorose, ma si tratta davvero di una tematica su cui vale la pena cercar di fare chiarezza.

Animali da compagnia: diritto e responsabilità

Iniziamo col chiarire che la legge n.220 di riforma del condominio, varata l’11 dicembre 2012, sancisce il diritto di possedere animali d’affezione. Ciascuno è libero di avere degli animali in casa e nessun regolamento condominiale può impedirlo. Cosa che vale tanto per le proprietà private, ovvero gli appartamenti, quanto per le aree comuni. La presenza degli animali non può dunque essere vietata, ma è comunque regolamentata da alcune norme di legge. Norme che riconducono tutte a un principio fondamentale: chi sceglie di avere un animale da compagnia è responsabile dei suoi comportamenti.    

Il reato di imbrattamento

Nel caso si trovino tracce di escrementi animali in condominio, per le scale, nel giardino, sul vialetto d’accesso, in ascensore o in qualunque area comune, si configurano gli estremi del reato d’imbrattamento della cosa altrui. Si fa riferimento all’articolo 639 del Codice Penale, che prevede sanzioni pecuniarie da 103 euro a oltre 10000 euro e, nei casi di recidiva, anche dai tre mesi ai due anni di reclusione. La norma trova applicazione anche nel caso in cui l’imbrattamento sia temporaneo, di modesta entità e facilmente rimovibile. Qualora, invece, gli escrementi prodotti fossero di entità e frequenza tali da creare un danno permanente a beni e cose comuni o di proprietà altrui, si sconfina nel ben più grave ambito dell’articolo 635 del Codice Penale. Qui si parla, appunto, di distruzione, dispersione e deterioramento, fino a rendere in tutto o in parte inservibili cose mobili o immobili. Per procedere in questo senso, occorre sporgere querela nei confronti del proprietario dell’animale responsabile dell’azione contestata.

In genere, prima di arrivare alla procedura giudiziaria, si passa attraverso altri step. A partire da un atto scritto per invitare il proprietario dell’animale a ripulire le aree imbrattate dai suoi escrementi. Azione, questa, che può essere intrapresa anche attraverso una segnalazione all’amministratore. In qualità di responsabile nel garantire il decoro e il godimento delle parti comuni del condominio (come da Art. 1130 del Codice Civile), l’amministratore ha infatti il potere non solo di emettere un comunicato di diffida nei confronti del singolo condomino, ma anche di elevare sanzioni pecuniarie (Art. 70 delle disposizioni di attuazione del Codice Civile).

Queste responsabilità riguardano anche chi, in un contesto condominiale, richiama la presenza di animali randagi. È il caso, ad esempio, di un condomino che dà abitualmente da mangiare a dei gatti, direttamente o lasciando del cibo a disposizione all’interno delle parti comuni. La persona in questione diventa responsabile di eventuali escrementi o altro genere di imbrattamento di cui gli animali stessi dovessero rendersi protagonisti. Va precisato però che, su questo punto, l’assemblea può intervenire e inserire nel regolamento il divieto di attuare comportamenti che incoraggino la presenza di animali randagi nello spazio condominiale. Specie a fronte di situazioni che mettono a repentaglio l’igiene delle parti comuni o l’incolumità degli altri condomini. Spargere briciole di pane sul prato del giardino, attirando piccioni o altri volatili che poi imbrattano ovunque coi loro escrementi, rientra tra i casi su cui l’assemblea può pronunciarsi. 

Il problema degli odori molesti

Altro aspetto sgradevole a proposito di escrementi animali in condominio è quello degli odori molesti. Anche in questa circostanza, se il proprietario non provvede a rimuovere le deiezioni del proprio animale, possono configurarsi gli estremi del reato penale. Vale la pena ricordare, in questo senso, la sentenza n.35566/2017 della Corte di Cassazione. Nel caso in questione, rifacendosi agli articoli 110 c.p. e 674 c.p., è stato riconosciuto il reato di “getto pericoloso di cose” su proprietà privata di comune o altrui uso. In pratica, si trattava dei cani di due coniugi, che con le loro deiezioni non rimosse avevano provocato odori molesti, contestati dai proprietari del giardino confinante. I giudici che si sono pronunciati in merito hanno valutato come fossero stati superati i limiti della normale tollerabilità delle esalazioni dovute alla cattiva pulizia e agli escrementi prodotti dai cani.

Se provvedere a rimuovere gli escrementi animali in condominio è compito dei proprietari degli stessi, va precisato che iniziative personali di pulizia delle parti comuni possono essere oggetto di sanzioni. Come nel caso di una donna condannata dalla sentenza n.46149/2016 della Corte di Cassazione sempre ai sensi dell’articolo 674 del Codice Penale. La donna aveva sparso della creolina nel cortile condominiale per eliminare le esalazioni dovute agli escrementi del gatto dei vicini. Essendo la creolina una sostanza chimica potenzialmente nociva, l’averla sparsa in spazi comuni è stato inquadrato nel “getto pericoloso di cose”. In pratica, l’iniziativa ha messo a repentaglio la salute degli altri condomini e questo ha determinato la condanna.

Abbiamo visto, in sintesi, quali sono le problematiche, le responsabilità e le sanzioni legate agli escrementi animali in condominio. Ricordiamo, tuttavia, ai proprietari di animali che basta davvero poco per evitare spiacevoli contenziosi. Il semplice civile gesto di pulire le deiezioni del proprio animale e l’accortezza di evitare che i suoi comportamenti possano arrecare disturbo agli altri sono la base. In fondo, possedere un animale da compagnia, oltre a essere un diritto, comporta delle responsabilità, a partire dalla sua educazione. Scegliere di tenere con sé un animale domestico non è soltanto un capriccio o un passatempo, ma dev’essere una scelta consapevole.

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