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Certificazione LEED

Certificazione LEED

La certificazione LEED suona ai più come qualcosa di sconosciuto. Eppure è un fenomeno in grande crescita, che rientra nella cosiddetta bioedilizia. Significa, di fatto, costruire immobili che rispettino una serie di standard in tema di risparmio energetico, consumi e sostenibilità. Tutto nasce dalla presa di coscienza dell’impatto ambientale dovuto agli edifici adibiti a uso residenziale o a uffici.

Già uno studio del 2008 condotto dall’EIA (Agenzia del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti d’America) aveva evidenziato come l’edilizia sia responsabile di oltre il 70% dei consumi di elettricità e del 38% del totale di emissioni di CO2 in atmosfera. Da qui l’idea di invertire la rotta, ovvero pensare alla progettazione di edifici con criteri nuovi, che mettano la riduzione dei consumi e la maggiore efficienza energetica in cima alle priorità.

Ecco com’è nata la certificazione LEED, dal 2009 approdata anche in Italia, con risultati sorprendenti, come quelli che riguardano la città di Milano.

Cos’è e come funziona la certificazione LEED

Quando si parla di certificazione LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) ci si riferisce a uno standard internazionale messo a punto dall’associazione USGBC, che sta per United States Green Building Council. Un’iniziativa nata quindi negli Stati Uniti d’America già negli anni novanta per dare una risposta alle nuove esigenze ambientali in ambito edilizio.

Uno standard che ha saputo conquistarsi una dimensione internazionale, diffuso oggi in 172 paesi in tutti il mondo, tra cui l’Italia, dove nel 2009 è stata creata la GBCI, ovvero un’agenzia nazionale che risponde direttamente alla USGBC.

L’organizzazione traccia le linee guida per valutare gli edifici dal punto di vista del livello di sostenibilità ambientale, ma anche della salubrità degli ambienti interni. E lo fa attraverso dei rilievi ad opera di personale qualificato. Gli operatori di GBC effettuano sopralluoghi per valutare l’immobile sotto una serie di punti di vista.

Nello specifico, sono sette gli ambiti di valutazione stabiliti, tra cui la sostenibilità del sito su cui costruire (ovvero, l’impatto dell’opera nel contesto dove dovrebbe sorgere), le prestazioni energetiche dell’edificio e la qualità dell’ambiente interno, a partire dalla sicurezza, ma anche e soprattutto il consumo di energia e la salubrità dell’aria che vi si respira.

Per ciascuna di queste sette categorie viene assegnato un punteggio, che serve a definire innanzitutto se la costruzione merita la certificazione LEED di base. Per punteggi di valutazione superiori esistono altre tre categorie di certificazione: argento, oro e platino.

Cosa garantisce la certificazione LEED?

La certificazione LEED agisce su più livelli. Per gli edifici di nuova costruzione, garantisce che siano stati progettati e costruiti secondo i suoi standard. Aspetti che riguardano sia accorgimenti legati alle più moderne concezioni in fatto di efficienza energetica – quindi isolamento termico, ambienti pensati per sfruttare aerazione e illuminazione naturali, impianti a pompa di calore, pannelli fotovoltaici – sia a livello di materiali impiegati.

L’uso di elementi derivanti da materiali riciclati anziché da fonti vergini è un aspetto significativo per il conseguimento della certificazione LEED. L’installazione di serramenti con profilature realizzate in alluminio riciclato, ad esempio, fa la differenza rispetto ai più comuni profili in legno. Ma si valutano anche aspetti legati al cantiere di lavoro. A partire da come vengono smaltiti i rifiuti fino alla quantità d’acqua utilizzata. Consumo idrico che è poi un altro degli elementi fondamentali di cui lo standard LEED tiene conto.

Vengono premiati impianti che limitano gli sprechi, come rubinetti a erogazione temporizzata o cassette WC a doppio flusso. Altro aspetto importante è garantire ambienti salubri per chi ci vive all’interno. Ci sono diversi fattori che influenzano la qualità dell’aria interna, rendendola spesso peggiore di quella esterna.

Evitare l’uso di materiali di rivestimento o di vernici responsabili di rilasciare, nel tempo, sostanze tossiche, avere un impianto d’areazione pulito ed efficiente e mura ben isolate termicamente, che non sviluppino la formazione di muffe: sono solo alcuni degli aspetti garantiti da un edificio certificato LEED.

Certificazione LEED anche per le ristrutturazioni

Lo standard non riguarda solo le nuove costruzioni. Anche le opere di ristrutturazione edilizia possono far guadagnare all’immobile la certificazione LEED. A partire da interventi semplici, come la sostituzione degli infissi, fino a quelli più importanti, quali la realizzazione del cappotto termico.

In Italia, del resto, abbiamo degli esempi importanti in questo senso. L’Università Ca’ Foscari di Venezia, ad esempio, detiene il primato di costruzione più antica certificata LEED. La sua sede, fondata nel 1453, è stata di recente oggetto di opere non strutturali, che le sono valse il riconoscimento LEED for Existing Buildings: Operations & Maintenance.

Il Palazzo Ricordi, nel pieno centro di Milano, è stato invece oggetto di interventi più importanti. Dal rivestimento delle mura con cappotto termico interno all’installazione di un impianto geotermico a pompa di calore, fino a un nuovo sistema di ventilazione, serramenti con materiali basso emissivi e finestre ridistribuite e ampliate, in modo da garantire un’illuminazione naturale al 90% degli ambienti interni.

Ecco come un edificio storico, datato 1880, è riuscito a ottenere un risparmio del 35% dei consumi, elevandosi fino alla classe energetica A e conseguendo, nel 2014, la certificazione LEED.

L’esempio di Milano

Bioedilizia e certificazione LEED stanno crescendo anche grazie ad amministrazioni locali sempre più informate e attente all’aspetto della sostenibilità ambientale. Il nostro paese, per fortuna, non fa eccezione. Anzi, GBC Italia ha recentemente diffuso dati che parlano di 441 progetti LEED avviati sull’intera nazione, 144 dei quali hanno già ottenuto la certificazione.

Un fenomeno a macchia di leopardo, che contrappone realtà come la Calabria e la Basilicata, al sud, ma anche la Liguria e la Valle d’Aosta, al nord, con zero progetti LEED all’attivo, a regioni più virtuose, dove se ne contano invece decine. A guidare questa classifica, la Lombardia. Con Milano fiore all’occhiello, dal momento che il capoluogo lombardo è tra le migliori 5 città europee (insieme a Madrid, Stoccolma, Francoforte e Istanbul) per numero di edifici progettati, costruiti e gestiti secondo lo standard LEED.

Un primato raggiunto anche grazie all’attuale amministrazione comunale, che ha appena approvato un PGT che introduce l’obbligo per tutte le nuove costruzioni di essere costruite con criteri di ecosostenibilità. Un esempio eclatante è l’ex scalo ferroviario Greco, dove si sta realizzando un nuovo quartiere di social housing interamente a zero emissioni di C02.

Un altro esempio, a Milano, è il quartiere Porta Nuova. Concepito secondo gli standard LEED, si è calcolato che qui gli edifici riescono a ottenere un risparmio energetico del 22,5% rispetto alla media.

In particolare colpisce il dato sul consumo di acqua, altro aspetto su cui i criteri stabiliti da GBC garantiscono prestazioni d’eccellenza. Grazie a un sistema di riutilizzo dell’acqua piovana, si riducono infatti del 51% l’acqua impiegata per l’irrigazione e del 37,3% l’utilizzo complessivo di acqua potabile.

Un investimento che aumenta il valore della casa

La certificazione LEED rappresenta un’opportunità anche per i privati cittadini. Sia che si stia valutando l’acquisto di una nuova abitazione, sia se si ha in animo di compiere qualche intervento di ristrutturazione, vale la pena considerare i parametri definiti dal protocollo GBC. Lavori di coibentazione, sostituzione degli infissi, installazione di impianti termici di nuova concezione e di sistemi domotici può contribuire sia a migliorare la classe energetica della casa, sia a ottenere la certificazione LEED.

L’ostacolo principale è spesso costituito dal costo che il ricorrere a certe soluzioni comporta. Ma vale la pena sottolineare, una volta di più, che si tratta di un investimento. Non solo perché ci farebbe abitare in un ambiente più sano, ma anche per l’aumento di valore dell’unità immobiliare.

Una recente ricerca condotta da REBuild Italia (azienda di riferimento nell’ambito dell’innovazione edilizia) ha stimato incrementi compresi tra il 7% e l’11%, a seconda del tipo di interventi e di certificazione raggiunta. Le case certificate LEED, inoltre, si vendono con più facilità. Segno che la sostenibilità è diventata ormai un parametro decisivo negli investimenti immobiliari.

Un dato da leggere con ottimismo, come il primo passo verso l’innesco di un circolo virtuoso che può contribuire a migliorare la qualità dell’ambiente (interno e esterno) in cui viviamo.

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