Allevare api in condominio è una pratica poco diffusa, ma comunque in crescita. Il fenomeno dell’apicoltura urbana sta registrando, infatti, un vero e proprio boom negli ultimi anni. Può dunque capitare di imbattersi in installazioni di arnie sui tetti di case e palazzi, anche in contesti cittadini. Ma davvero è consentito allevare api in condominio? E quali sono regole e divieti in materia?
Il fenomeno dell’apicoltura urbana
Come detto, il fenomeno dell’apicoltura urbana è in forte crescita. E quando parliamo di apicoltura urbana intendiamo allevamenti di api in città. Alla stessa maniera di quanto accade per giardini verticali e orti urbani, tetti o terrazzi di edifici diventano spazi da dedicare a una pratica che sta riscuotendo un successo contagioso. A partire da New York, dove l’apicoltura era addirittura vietata fino al 2010.
La svolta è arrivata a seguito di uno studio condotto dal Dipartimento di Salute della “Grande Mela”, che ha evidenziato come le api non rappresentino un pericolo per i cittadini. Da lì, grazie soprattutto alla New York Beekeeping Association del noto apicoltore Andrew Cotè, si è diffusa una maggior conoscenza del mondo delle api, che ha coinvolto sempre più soggetti. Un fenomeno contagioso, che si è allargato anche a capitali europee come Berlino, Londra e Parigi.
Qui c’è persino un miele firmato dalla casa di moda Luis Vuitton, che vende col proprio marchio il miele prodotto da un allevamento d’api sui tetti di uno dei suoi punti vendita.
I vantaggi dell’apicoltura
Da dove nasce l’idea di allevare api in città? Quali sono i vantaggi dell’apicoltura? Innanzitutto, l’apicoltura urbana riguarda generalmente tetti e terrazzi di edifici. Ovvero, spazi destinati a rimanere spesso inutilizzati e che invece possono diventare una risorsa.
Produzione di miele
Intanto allevare api consente di godere del frutto del loro lavoro. Miele, propoli, pappa reale: tutti elementi naturali, preziosi e utili sia a livello di alimentazione che di salute. Avere un allevamento di api permette quindi di disporre di prodotti destinabili all’autoconsumo o alla vendita.
Ripopolazione delle api
Un altro vantaggio apportato dall’apicoltura urbana è contribuire alla ripopolazione delle api. Il paradosso moderno è rappresentato dal fatto che, sempre più spesso, le api trovano condizioni più favorevoli alla loro sopravvivenza e riproduzione in città piuttosto che in campagna. L’uso ancora troppo diffuso di pesticidi e diserbanti in agricoltura sta, infatti, mettendo in serio pericolo la sopravvivenza delle api nei loro contesti abituali.
Le aree agricole presentano condizioni in molti casi invivibili per le colonie d’api, il cui ruolo in natura è tuttavia fondamentale. Soprattutto per l’impollinazione, passaggio fondamentale per permettere la crescita di molte specie vegetali. Tra queste anche alberi da frutto, come meli, ciliegi e mandorli e ortaggi, quali pomodori e zucchine.
Del resto, un’analisi di FAOStat (organizzazione mondiale che si occupa di monitoraggio e statistiche relative al mondo dell’agricoltura e dell’alimentazione) evidenzia come oltre il 70% delle colture destinate all’alimentazione umana e più del 30% del cibo che consumiamo dipenda dall’attività e, di conseguenza, dallo stato di salute degli impollinatori. L’apicoltura urbana può diventare allora un fattore che contribuisce a riequilibrare l’ecosistema.
Incentivi e progetti
Tanti e vari incentivi e progetti sono stati lanciati per promuovere l’apicoltura urbana. A partire dall’esempio della “Banque du Miel”, avviata nel 2008 su iniziativa di Olivier Darné. I cittadini parigini che vogliono cimentarsi nell’allevamento di api possono aprire una sorta di conto, che, al costo di 10 euro, permette di avere un’arnia domestica e ottenere parte del raccolto ottenuto.
Anche in Italia, negli ultimi anni, si sta assistendo a un fiorire di progetti mirati soprattutto a diffondere la conoscenza del mondo delle api. Come Cremona Urban Bees, con cui la città lombarda vuole promuovere il coinvolgimento dei cittadini nell’allevamento di api. Tra le iniziative proposte, anche la possibilità di adottare un’arnia.
Monitoraggio ambientale
Altro vantaggio dell’apicoltura urbana è il monitoraggio ambientale, riferito in particolare alla qualità dell’aria in città. Per permettere alle api di poter vivere e riprodursi in ambienti cittadini, è necessario tenere sotto costante controllo la presenza di inquinanti atmosferici.
Su questo punto il FAI (Fondo Ambiente Italiano) è in prima linea da decenni. Recentemente poi, attraverso il progetto APINCITTA’, che coinvolge anche Comune di Roma e Corpo Carabinieri, intende creare una vera e propria rete coordinata di alveari, da collocare in zone strategiche della capitale, per raccogliere dati di rilevanza scientifica.
Osservando il comportamento delle api si può, ad esempio, valutare la presenza a livello atmosferico di metalli pesanti, microplastiche e polveri sottili: sostanze tanto pericolose, quanto purtroppo presenti nell’aria che respiriamo nelle grandi città
Distinguere tra api e vespe
Siamo soliti pensare alle api come insetti pericolosi. La loro presenza ci fa sentire minacciati, col timore di essere aggrediti e subire le loro fastidiose punture. In realtà l’ape è una specie non aggressiva. Lo diventa solo per reazione, quando cioè si sente in pericolo. Questo le differenzia dalle vespe, che, invece, per la loro natura selvatica, possono più facilmente aggredire.

Spesso si fa confusione tra le due specie, ma è importante distinguere tra api e vespe. Distinzione che, non a caso, esiste a livello di legge. A differenza delle vespe, le api sono considerate specie protetta. Eliminarle o abbatterne i nidi è quindi un atto che può comportare denunce e sanzioni.
Allevare api in condominio: quali regole?
Alla luce di quanto detto sinora, dunque, allevare api in condominio è una pratica possibile? Ci sono eventuali vincoli di legge da rispettare?
Distanze minime
Una legge di riferimento c’è. Si tratta della n.313 del 24 dicembre 2004. Qui sono stabilite precise regole in tema di apicoltura. A partire dalle distanze minime dalla proprietà altrui. In particolare, è specificato che gli apiari devono essere installati ad almeno cinque metri dai confini di proprietà pubbliche o private e a non meno di dieci metri da strade di pubblico transito. Regola che non vale solo se tra i confini di proprietà esiste un dislivello di almeno due metri o se vi è interposto un divisorio di altezza minima di due metri e senza soluzione di continuità. Divisorio che può essere costituito da mura, siepi o altri ripari che impediscano il passaggio delle api.
Meglio in terrazzo
Le regole sulle distanze minime da rispettare lasciano intendere che allevare api in condominio è difficilmente attuabile. Almeno, sul balcone di casa. Meglio piuttosto farlo in uno spazio come il terrazzo, dov’è più facile gestire la cosa nel rispetto di quanto previsto dalla legge. In questo caso però, trattandosi generalmente di una parte comune, occorrerebbe ottenere il consenso dell’assemblea condominiale.
Registrazione all’ASL
Per diventare apicoltori c’è inoltre un passaggio obbligatorio, ovvero la registrazione all’ASL veterinaria di competenza territoriale. Si viene inseriti nel registro di anagrafe apistica nazionale e viene rilasciato un codice azienda, da esporre presso il proprio apiario.
Consigli utili su come iniziare
Per quanto sia un fenomeno in forte crescita, l’apicoltura urbana non è un gioco. Né deve essere preso alla leggera, come una moda da seguire sull’impulso del momento. Per quanto sia alla portata di tutti, è bene non improvvisarsi apicoltori. In questo senso può essere interessante consultare il sito di apicolturaurbana.it. Qui si possono trovare consigli utili e informazioni pratiche su come diventare apicoltori.